Comifar Distribuzione, licenziamenti: più chiarezza sull’avvio della procedura
Il giorno 8 febbraio a Roma si è svolto il primo incontro relativo alla procedura di licenziamento avviata da Comifar Distribuzione.
L’incontro segue la dichiarazione dello stato di agitazione e l’assemblea nazionale del 5 febbraio.
Per noi organizzazioni sindacali, unitamente al coordinamento delle delegate e dei delegati era importante in questo primo incontro riprendere le motivazioni che sono all’origine della procedura.
La società ha quindi illustrato le motivazioni che l’hanno portata ad annunciare i licenziamenti.
Per quanto riguarda il reparto “front end” si è fatto riferimento a un calo delle chiamate e a un corrispettivo aumento dei costi. Il tutto focalizzato sul settore presente a Roma “Morozzo”.
Per il transfer order si è fatto riferimento all’automatizzazione del servizio con conseguente riduzione dei volumi di lavoro.
Sul reparto teleselling la società ha dichiarato che in questo momento è importante concentrare le attività di teleselling sui clienti che si sono dimostrati interessati alle attività e di conseguenza oggi si è scelto di ridurre l’attività solo sui clienti più attivi.
Per i reparti omeopatia e veterinaria la decisione è di sospendere le attività di assistenza telefonica a causa della bassa redditività degli stessi.
Nel corso della riunione la società ha anche fatto riferimento alla necessità di migliorare il dato di redditività complessivo, necessario per continuare ad investire ed essere competitivi sul mercato.
Su questo punto è indispensabile chiarire fin da subito che i dati economici della società sono assolutamente positivi e non esiste un problema di bassa redditività su cui intervenire: questo è un elemento di riflessione fondamentale sulla scelta aziendale di avviare i licenziamenti.
Non esistono motivazioni economiche, oltre che organizzative e gestionali, che giustificano l’avvio della procedura di licenziamento.
Da parte nostra, oltre alle valutazioni di carattere economico, abbiamo riaffermato la necessità di avere con conoscenza del piano industriale complessivo, di comprendere come la società voglia svilupparsi nei prossimi mesi e abbiamo dichiarato che le spiegazioni offerte non rendano accettabile il fatto che a distanza di pochi mesi dal completamento dell’operazione di riorganizzazione di tutto il Crm gli stessi settori siano ancora oggetto di una riorganizzazione.
Su questi punti la risposta più importante dell’azienda è stata la riconferma della volontà di continuare ad investire sul mercato del Sud e la certezza che su Roma “Morozzo” non esiste il pericolo di chiusura. È stato anche affermato che non sono previste chiusure di altri magazzini.
La discussione non ha risolto le motivazioni della dichiarazione dello stato di agitazione. Dire che si intende continuare ad investire al Sud è una cosa positiva ma che deve essere declinata nei fatti.
Il fatto che oggi non si abbia notizia di possibili chiusure non significa dire che la situazione per tutti i magazzini è consolidata e non ci sono rischi nel prossimo futuro.
Dire che la riduzione delle attività (associata al dato di redditività) è all’origine della scelta di ridurre i reparti oggetto della procedura non spiega di come le scelte aziendali abbiano prodotto i guasti in termini di volumi di attività che oggi determinano l’idea di operare i licenziamenti.
Per noi deve essere rivisto il modello di servizio che deve essere aumentato sia per rispondere alle esigenze della clientela sia per dare un riscontro effettivo di come i reparti possono operare.
Abbiamo per questo chiesto alla società di utilizzare la cassa integrazione come strumento di gestione della situazione, per riavviare programmi operativi e di riorganizzazione che salvaguardino le lavoratrici e i lavoratori oggi ed in prospettiva.
Il prossimo incontro è programmato per il giorno 20 febbraio a Roma. Dopo il secondo incontro faremo nuovamente un punto della situazione con un percorso di assemblee da svolgersi a livello locale.