Cerved, serve chiarezza sulla situazione aziendale
Il 5 aprile si è svolto l’incontro con la direzione aziendale di Cerved rappresentata dal dottor Pozza, dal dottor Martina e dalla dottoressa Cerrini.
La riunione era stata richiesta per conoscere la situazione aziendale e rappresentare il grande stato di disagio che in queste settimane si sta vivendo nelle diverse sedi aziendali.
Il disagio che le lavoratrici e i lavoratori vivono è determinato da una serie di azioni, programmate da parte aziendale, che apparentemente sono volte a migliorare l’efficienza delle attività e la qualità delle prestazioni individuali, ma che nella realtà si tramutano in una pressione fortissima sia sul piano personale che collettivo.
A queste azioni si associano anche le chiusure delle sedi di Sondrio e di Carpi che, al di la di ogni singola scelta organizzativa e modalità di gestione sindacale sui diversi territori, apre ad ulteriori riflessioni e preoccupazioni.
Le azioni che abbiamo contestato, definendo ambiti e situazioni anche in maniera dettagliata, pur naturalmente senza entrare nelle singole situazioni personali sono:
- Definizione di valutazioni individuali spesso molto negative che non rispondono alla storia delle persone e ai giudizi che da sempre li definiscono. Inoltre queste valutazioni non coincidono in nessuna maniera con gli strumenti autovalutativi che dovrebbero definire la qualità del lavoro svolto individualmente e la coerenza con gli obiettivi assegnati. Questo fatto espone le persone a un giudizio e a una autopercezione negativa e frustrante che non corrisponde al vero. La nostra valutazione di questa dinamica è negativa perché provoca una forte pressione sulle persone.
- I percorsi formativi che dovrebbero rimettere in linea le performance passano spessissimo da modifiche organizzative (in particolare utilizzo dello smart working) che sembrano più finalizzate a modificare le modalità di svolgimento della prestazione lavorativa che migliorare effettivamente lo standard professionale delle singole e dei singoli. Se questo è il fine di questi progetti non possiamo che opporci vista la storia e gli obiettivi negoziali condivisi nella definizione di tali strumenti organizzativi. Se si vogliono mettere in discussione smart working e gestione degli orari tutto l’accordo viene rimesso in discussione a cominciare dalla riduzione dell’orario di lavoro alle 38 ore settimanali con assorbimento delle ore di Rol.
- Le modifiche di ruolo di alcune colleghe non sono altro che demansionamenti i cui contorni non sono accettabili. Pure su questo riteniamo che il comportamento aziendale non sia in linea con obiettivi e strumenti contrattuali e normativi in essere.
La direzione ha dato queste risposte che consideriamo parziali e non ci convincono:
- Oggi è necessario rendere più efficiente e produttiva l’attività anche perché le azioni imprenditoriali non hanno ancora raggiunto i risultati attesi.
- Non è intenzione della direzione aziendale procedere con licenziamenti o operazioni di forzatura sulle singole lavoratrici e sui singoli lavoratori.
- La società è conscia delle difficoltà dei singoli ma è necessario allineare risultati ed obiettivi per arrivare a dare stabilità al sistema.
Nel ribadire le preoccupazioni e le riflessioni spese in trattativa abbiamo concordato un ulteriore appuntamento in cui discutere di tutte queste questioni lavorando sugli strumenti di valutazione, sugli strumenti formativi e sugli strumenti organizzativi.
Se su questi punti non avremo risposte efficaci valuteremo questa scelta come negativa per il presente delle lavoratrici e dei lavoratori e dell’azienda nel suo complesso.
Dopo la prossima riunione, programmata per il giorno 17 aprile svolgeremo le assemblee per informare tutte le lavoratrici e i lavoratori e fare il punto della situazione anche in previsione di eventuali iniziative sindacali.