Comifar: ritirare la procedura
UILTuCS, Filcams e Fisascat respingono la procedura di mobilità aperta da Comifar che interessa i magazzini di Casalecchio Bologna e Lamezia.
Secondo quanto illustrato dall’impresa nell’informativa annuale del 31 marzo 2014 la procedura di licenziamento rientra nel progetto Forward, che, coordinato dalla casa madre Phoenix, si pone l’obiettivo di risparmiare 100M di euro in un triennio in tutta Europa. Per quanto riguarda l’Italia l’obiettivo di risparmio è di 17M di euro; in tale ambito si ipotizza anche di rivedere la contrattazione integrativa per ridurre i costi ed è prevista inoltre la possibilità di terziarizzare alcune attività.
Differentemente da quanto detto nell’incontro del 31 marzo, la lettera di apertura della procedura inviata alle organizzazioni sindacali dichiara che l’esubero è dovuto alla crisi del settore e ad una perdita di fatturato delle due sedi di Lamezia e Bologna.
Nell’incontro in plenaria l’impresa ha presentato invece una terza argomentazione, dichiarando che l’esubero sarebbe causato da una riorganizzazione che sposterebbe più del 40 % delle righe lavorate dai due magazzini presso altre unità; a Carinaro sposterebbe il lavoro di Lamezia, mentre quello di Casalecchio di Reno sarebbe dirottato verso altre unità produttive anche di aziende terze facenti capo al gruppo Comifar.
Le organizzazioni sindacali contestano quindi nel metodo e nel merito la procedura di mobilità, contestano l’impossibilità di avere un piano organico generale e la frammentazione e la discordanza delle informazioni fornite, venendo meno agli obblighi di legge.
Stigmatizzano inoltre un processo di riorganizzazione, che sposta il lavoro da una unità all’altra generando esuberi, e dirottando il lavoro in quei magazzini terziarizzati o che comunque non hanno contrattazione integrativa.
È stato inoltre confermato nell’ultimo incontro che l’impresa sta lavorando ad un piano di riorganizzazione dei reparti resi. Ciò preoccupa fortemente visto che ogni intervento fatto negli ultimi anni ha generato esuberi.
Le organizzazioni sindacali hanno quindi chiesto all’impresa di ritirare la procedura di mobilità e di discutere organicamente un piano di riorganizzazione che permetta all’impresa di recuperare efficienza e redditività senza scaricare sulle lavoratrici e sui lavoratori i costi della crisi del settore e delle continue riorganizzazioni aziendali.