Du pareil au même: necessario firmare accordo
Comunicato sindacale UILTuCS
In questo momento estremamente delicato, riteniamo necessario fare il punto in cui è arrivata la procedura di licenziamento collettivo, aperta dall’azienda il 13 settembre u.s., dopo l’incontro svoltosi al Ministero del Lavoro il 17 novembre u.s.
Questo oltre ogni deformazione e falsità.
Gli esuberi complessivi dichiarati sono, come è noto, 52 compresi i lavoratori della sede di Milano, che verrà chiusa e le cui relative competenze saranno accentrate presso la casa madre.
Chiusa la “fase sindacale”, durata 45 giorni, nel corso della quale si è iniziato a discutere di un possibile accordo, ma senza giungere a risultati concreti, siamo ora entrati nella cosiddetta “fase amministrativa”, che durerà 30 giorni, trascorsi i quali l’azienda potrà comunque procedere al licenziamento dei lavoratori dichiarati in esubero.
Nell’incontro svoltosi al Ministero del Lavoro il 17 novembre u.s. si stava delineando un accordo, sostanzialmente su queste basi:
- riduzione degli esuberi di 18 unità, a patto che le lavoratrici interessate con funzioni di store manager fossero disponibili ad un demansionamento, alla rinuncia di eventuali superminimi ed al passaggio da full time a part time;
- un accompagnamento economico all’uscita pari a 4 mensilità, calcolate sull’ultima percepita, più 6 “indennità mensili Inps”, che il datore di lavoro risparmia rispetto ai versamenti all’Inps da effettuare senza accordo sindacale;
- naturalmente questo a fronte di un “accordo individuale transattivo”.
Riteniamo che difficilmente si potranno ottenere ulteriori miglioramenti rispetto a questo possibile accordo: ora siamo alla decisione finale che andrà presa il prossimo 6 dicembre, alle ore 11,30, giorno in cui siamo già convocati dal Ministero del Lavoro.
Perché l’azienda vuole inserire una clausola di salvaguardia, in caso di non accettazione dell’accordo?
La ragione consiste nel fatto che, nel caso in cui le interessate/i non aderissero, dovrebbe ricominciare di nuovo tutta la procedura, questa volta con i soli criteri di legge (ricordiamo questi criteri, che agiscono in concorso tra loro: carichi di famiglia, anzianità aziendale e motivazioni tecnico-organizzative).
All’azienda sono pervenute notizie che almeno due lavoratrici/lavoratori della sede non hanno intenzione di aderire.
Avendo noi, invece, notizie circa una larga adesione delle lavoratrici all’accordo, eravamo e siamo pronti ad una sua sottoscrizione in sede ministeriale.
Chi invece, a parole, dichiara di voler evitare la pura e semplice applicazione dei criteri di legge, la Filcams Cgil, è quella che nella sostanza sta offrendo – su un piatto d’argento- questa possibilità all’azienda.
In più la Filcams Cgil si è resa protagonista di diverse scorrettezze nei confronti delle altre due organizzazioni sindacali, sia con un comunicato che, in maniera ancora più pesante, con sms arrivati addirittura a lavoratrici iscritte ad altre organizzazioni sindacali.
In conclusione, ecco i motivi per cui riteniamo necessario sottoscrivere l’accordo con l’azienda:
- certamente stiamo contrattando in posizione di inferiorità, perché la legge consente di licenziare le lavoratrici/lavoratori dichiarati in esubero al termine dei 75 giorni della procedura;
- abbiamo cercato di ottenere il massimo, l’azienda non è disponibile a concedere di più;
- senza accordo, l’azienda non è tenuta a dare “incentivi” all’uscita e potrebbe fare accordi individuali di “demansionamento”;
- un accordo non lascia sole le lavoratrici e garantisce la non applicazione dei soli criteri di legge alla stragrande maggioranza delle persone interessate.
Foto: franchising-oggi.it