Margherita Distribuzione, i pasticci vengono a galla: la pronuncia del tribunale

Interessante sentenza del Tribunale di Milano sulla cessione del punto vendita di via Pompeo Mariani, che ha coinvolto 25 dipendenti. Per il giudice si tratterebbe di “un’operazione illegittima perché priva dell’oggetto”.
I fatti sono chiari: nel 2021, Margherita Distribuzione aveva . stipulato con Maya srl una cessione di ramo di azienda, determinando il trasferimento dei rapporti di lavoro, ai sensi dell’art. 2112 del Codice civile, da Margherita Distribuzione Spa a MAYA srl.
Il Tribunale, dopo la ricognizione degli atti, ha rilevato che “l’attività economica per poter essere organizzata presuppone la sussistenza di un soggetto in grado di svolgerla. Ciò è contraddetto dal fatto che Maya srl, società di nuova costituzione con un capitale ridotto, non risulta svolgere alcuna attività produttiva e soprattutto è tuttora priva della necessaria licenza commerciale”.
Per questo, il tribunale giunge alla conclusione che “nell’operazione siglata dalle resistenti, in ciò che veniva qualificato ramo di azienda, difetta una attività economica non solo al momento della cessione, ma anche dopo la produzione di effetti da parte della cessione medesima, situazione che ancora permane. (…) In definitiva, la cessione interessava di fatto solo i rapporti di lavoro di personale in Cassa integrazione”.
La verità è, quindi, che “tutto quanto precede dissimula, almeno allo stato in termini di fumus, la volontà della cedente di dismettere i rapporti di lavoro dei ricorrenti, in spregio alla disciplina di tutela prevista per i licenziamenti collettivi”.
Insomma, sarebbe “un contratto in frode alla legge”.
Di conseguenza, “in considerazione di quanto precede, deve essere ordinato a Margherita Distribuzione Spa di ripristinare i rapporti di lavoro dei ricorrenti alle sue dipendenze”.
Il pronunciamento ha carattere di urgenza: ai primi di marzo inizierà la discussione di merito e, forse, emergerà un altro pezzo di verità su questa operazione.
“C’è da augurarsi – spiega la Uiltucs – che il Ministero del Lavoro voglia avviare una verifica seria su tutta la vicenda della cessione a Conad, costata pesantemente ai lavoratori e alle lavoratrici ex Auchan, nonché alle casse dello Stato (e dei suoi contribuenti)”.