Metro Italia continua a volersi fare del male
Le segreterie nazionali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UILTuCS, il 24 febbraio 2021 hanno incontrato, alla presenza delle strutture territoriali e delle Rsa/Rsu, la delegazione di Metro Italia Cash & Carry.
L’incontro è stato l’epilogo di una lunga serie di criticità iniziate con il mancato rinnovo del Contratto Integrativo Aziendale ed il successivo recesso da parte dell’azienda nella primavera del 2019. Nonostante il contenzioso sul Cia non fosse risolto, considerata l’importante crisi dovuta alla pandemia esplosa nel 2020 e consapevoli di quanto questa abbia pesato sul mercato di riferimento di Metro, le organizzazioni sindacali hanno avuto un atteggiamento
responsabile preferendo al contenzioso il confronto costruttivo. Visto però l’esito che sta avendo, le segreterie nazionali ritengono doveroso denunciare quanto sta accadendo ed informare tutti i livelli dell’impresa.
Nonostante negli accordi di cassa integrazione Metro si fosse impegnata ad un confronto decentrato sull’applicazione della stessa e a fornire tutti i dati utili a tal fine, più volte abbiamo dovuto segnalare il mancato rispetto degli impegni assunti e a denunciare da ultimo l’utilizzo improprio di straordinari e supplementari o addirittura assunzioni a tempo determinato ed estensioni di orario, in evidente contraddizione con l’ammortizzatore sociale. Ad ogni incontro, a livello nazionale, l’impresa si è impegnata a risolvere le criticità denunciate e puntualmente siamo stati costretti a prendere atto dell’incapacità dell’impresa di governare con coerenza l’intero perimetro aziendale, o, se così non fosse, a constatare che l’impresa non rispetta gli accordi presi.
Le scorse settimane abbiamo dovuto constatare che i direttori di punto vendita avevano ricevuto ordine di escludere i venditori dalla rotazione sulla cassa integrazione e che a loro dire tale iniziativa fosse stata condivisa con le segreterie nazionali.
Oltre ad essere grave dichiarare che c’è stata una condivisone con le organizzazioni sindacali su una materia di cui non eravamo neanche stati informati vi segnaliamo che l’accordo prevede che tutte le funzioni devono essere coinvolte dall’intervento di Cigd.
Nell’incontro svoltosi il 3 febbraio la direzione del personale aveva chiarito che non c’era stata una condivisione con le segreterie nazionali e si era impegnata ad un confronto territoriale sull’argomento, impegno che poi non è stato
mantenuto.
In questo contesto si è inserita anche la riorganizzazione delle mense aziendali: il cambio di servizio condiviso con Elior ancora oggi non è stato completato ed è impossibile riuscire ad avere informazioni certe dall’azienda.
Le lavoratrici ed i lavoratori dell’appalto sono ancora in attesa di comprendere quale sia il loro futuro occupazionale e i dipendenti Metro aspettano un pasto dignitoso.
A riguardo segnaliamo che chiederemo l’immediato reinserimento dei lavoratori in appalto aventi diritto presso le strutture Metro.
Denunciamo il mancato rispetto dell’accordo sull’anticipazione diretta dell’indennità di cassa integrazione in deroga valido per i soli dipendenti di Metro Italia Cash & Carry (dato che i dipendenti di Metro Dolomiti sono stati esclusi da tale misura in base a considerazioni che continuiamo a non condividere) che l’impresa ha comunicato direttamente alle lavoratrici e ai lavoratori, senza informare le organizzazioni sindacali né le Rsa/Rsu.
Ancora più preoccupante è la dichiarazione fatta dalla direzione del personale durante l’incontro del 24 febbraio in cui, per rispondere alle contestazioni delle scriventi sulla mancata erogazione della cassa, ha dichiarato che non è ancora arrivata l’autorizzazione dell’Inps e siccome, testuali parole, “l’impresa è in ginocchio e non ha liquidità e casa madre non supporta economicamente Metro Italia” l’anticipazione non potrà essere garantita. Per quanto riguarda la chiusura dei reparti no food l’impresa ha dichiarato che già nel mese di dicembre la decisione era ad uno stato avanzato e che proprio per questo era stato deciso di investire sulle uscite incentivate. Segnaliamo che già dal mese di ottobre le segreterie nazionali avevano proposto un accordo collettivo sulle uscite in risposta alla volontà dell’impresa di gestire l’operazione individualmente e riteniamo grave che una decisione su cui si discuteva da almeno un decennio e già maturata a dicembre sia stata portata formalmente a conoscenza delle organizzazioni sindacali solo a febbraio. Nel merito abbiamo preso atto della dichiarazione aziendale che gli esuberi generati dalla riorganizzazione possano essere tutti ricollocati nei punti vendita nel rispetto della loro mansione. Abbiamo quindi chiesto di poter sottoscrivere un verbale di accordo nazionale dove tale impegno fosse fissato e stabilendo un percorso di confronto per verificare le migliori condizioni per impresa e lavoratori e per supportare eventuali criticità anche attraverso la condivisione di percorsi di formazione finanziata.
L’impresa inspiegabilmente ha rifiutato di sottoscrivere qualsiasi accordo in materia negando di fatto anche la possibilità di andare a verificare nei punti vendita opportunità lavorative e percorsi a salvaguardia delle lavoratrici e dei lavoratori.
Riteniamo che alimentare un clima di confusione e conflittualità in questa fase sia assurdo, ci sarebbe invece bisogno di un percorso di condivisione tra le parti che non può che concretizzarsi attraverso la pratica negoziale. Avremmo voluto proseguire il confronto su tutte queste materie nel prossimo incontro già fissato per il giorno 2 marzo, ma la direzione del personale ha dichiarato che non c’erano altre questioni da discutere e ha annullato l’incontro.
Le segreterie nazionali di Filcams, Fisascat e UILTuCS, per tanto, rinnovano l’invito all’azienda:
1. a fornire al più presto e per iscritto tutte le informazioni richieste in ordine alla modalità di attuazione della Cigd nei diversi punti vendita e alla rotazione del personale in cassa;
2. a sospendere immediatamente qualsiasi ricorso a ore supplementari e/o straordinarie o prolungamenti di orario lavorativo in compresenza del ricorso agli ammortizzatori sociali;
3. a coinvolgere le rappresentanze sindacali ad ogni livello nella gestione delle problematiche connesse alla pandemia in atto per quel che attiene la sicurezza e la prevenzione del contagio.
In caso contrario, qualora permanesse l’indisponibilità di Metro a ricercare soluzioni attraverso il confronto e la contrattazione, non potremo esimerci da adottare ogni opportuna misura a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori e del futuro dell’impresa stessa.