Rapporto annuale sulle politiche di parità in Europa
L’Unione Europea ha appena diffuso il report annuale sugli sviluppi in materia di parità tra donne e uomini. Sulla base dei nuovi dati, possiamo fare il punto sui principali sviluppi politici nel corso dell’ultimo anno. Il rapporto illustra alcuni dei molti modi attraverso i quali l’Unione Europea e gli Stati membri hanno promosso la parità di genere. Esaminando le cinque le priorità del Piano di intervento per la parità tra donne e uomini 2012-2015, la relazione si focalizza su aspetti specifici e su recenti sviluppi: Il rapporto rileva che le donne rappresentano una quota crescente della forza lavoro UE e sono sempre più responsabili dei propri nuclei familiari. La percentuale di donne che lavorano è passata dal 55% del 1997 al 62,4% di oggi. È comunque ancora molto inferiore rispetto alla quota di uomini occupati (74,6%). Negli ultimi cinque anni il gap di genere nei livelli di impiego e retributivi si è ridotto, ma la parità rimane ancora difficile da raggiungere. Che le politiche e gli incentivi economici possono migliorare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e contribuire a raggiungere l’obiettivo del 75% dell’occupazione sono elementi ben noti: occorre aumentare le strutture per l’infanzia, migliorare il trattamento fiscale per la seconda fonte di reddito familiare e realizzare politiche di “valorizzazione del lavoro” per donne e uomini. Malgrado i notevoli progressi, purtroppo, le disuguaglianze di genere nell’istruzione e nella ricerca rimangono significative. La crisi ha colpito in particolare le donne giovani che più degli uomini giovani hanno maggiori probabilità di non essere occupate, istruite o formate. Le donne inoltre si avviano, più spesso, al lavoro in posizioni precarie e temporanee. Inoltre, le donne incontrano ancora notevoli ostacoli ad avanzare a più alti livelli direzionali. La proposta della Commissione europea per l’equilibrio di genere nei consigli di società quotate in borsa è una pietra miliare per la parità di genere. Un intenso dibattito pubblico e provvedimenti normativi hanno contribuito a migliorare l’equilibrio di genere nei livelli direzionali e le cifre 2012 relativamente alla presenza delle donne nei consigli di amministrazione evidenziano la variazione più consistente mai registrata da un anno all’altro. A causa della maggiore prevalenza di lavoro part-time e di discontinuità occupazionale tra le donne, il gap di genere nelle retribuzioni matura nel corso della vita. Siccome i calcoli della maggior parte dei sistemi pensionistici si basano sui guadagni dell’intera vita lavorativa, il gap previdenziale di genere è molto ampio: 39%, più del doppio del gap salariale pari al 16%. La violenza di genere resta una violazione inaccettabile dei diritti umani e un ostacolo alla parità di genere. Per combatterla, nuovi impegni sono stati presi e ulteriori passi avanti a livello europeo sono stati fatti nel 2012 e nel 2013, in particolare il completamento del quadro giuridico per garantire i diritti e il sostegno alle vittime della criminalità e per tutte le donne che sono state vittime di violenza. Le istituzioni europee stanno lavorando per porre fine alle mutilazioni genitali femminili e stroncare la tratta di esseri umani.
Scarica il rapporto UE (inglese)
Foto:corriereuniv.it