Unicoop Tirreno, a rischio 600 persone: 8 ore di sciopero
Il 14 gennaio 2017 si è tenuto a Firenze l’incontro con Unicoop Tirreno per proseguire il confronto sul piano industriale. L’impresa cooperativa ha presentato il dettaglio di quanto aveva preannunciato nell’incontro del 20 dicembre 2016 e di quanto era emerso nei comunicati aziendali a dalla stampa nei giorni successivi.
SEDE DI VIGNALE
L’impresa ritiene che al fine di recuperare sui costi centrali la sede dovrà subire un ridimensionamento di 160 EFT.
RETE VENDITA
L’efficientamento della rete vendita determina un esubero di 95 EFT distribuiti sulle varie unità produttive.
CONTRATTO INTEGRATIVO AZIENDALE
L’impresa ha dichiarato indispensabile intervenire sul costo del lavoro in modo strutturale pertanto procederà con il recesso del contratto integrativo aziendale e la sua disapplicazione.
UNITÀ PRODUTTIVE IN CHIUSURA
Al fine di ridurre le perdite di bilancio l’impresa ritiene indispensabile chiudere 13 unità produttive:
⋅ Acquapendente
⋅ Pomezia (via Cavour)
⋅ Roma (via Cornelia)
⋅ Vallerano
⋅ Velletri
⋅ Grosseto (via Pirandello)
⋅ Grosseto (via Pisacane)
⋅ Porto S. Stefano (Incoop)
⋅ S. Vincenzo Porto (Incoop)
⋅ Gavorrano
⋅ Livorno (via Mistacchi)
⋅ Sferracavallo
⋅ E-commerce
Questo produrrebbe 110 EFT di esubero.
PUNTI VENDITA IN CESSIONE
Sempre al fine di ridurre le perdite l’azienda ha intenzione di cedere 8 negozi.
⋅ Arenaccia
⋅ Santa Maria Capua Vetere
⋅ Tuscania
⋅ Barga
⋅ Fornoli
⋅ Pieve Fosciana
⋅ Spicciano Scala
⋅ Montefranco
Si determinerebbero pertanto 116 EFT che dovrebbero passare ad altri imprenditori. Gli unici per cui è già determinato l’acquisitore sono i due punti vendita della Campania che erano già oggetto dell’accordo fatto con Coop Alleanza 3.0.
È noto che Unicoop Tirreno ormai da anni è in uno stato di crisi che ha divorato milioni di euro di patrimonio e che sarebbe necessario un piano di risanamento. Più volte abbiamo esortato la dirigenza di Unicoop Tirreno ad un piano attendibile, abbiamo invece assistito alla presentazione di innumerevoli piani approssimativi che non sono mai stati portati a termine.
Le uniche azioni fatte sono state di cessione di punti vendita che hanno spesso prodotto esuberi e peggioramenti delle condizioni di lavoro.
Adesso ci viene presentato un conto per i lavoratori insostenibile. Il totale dei 481 EFT in esubero (che potrebbero equivalere a oltre 600 persone) sono una quantità drammatica. La timida disponibilità ad utilizzare un ammortizzatore sociale non rappresenta la soluzione al problema, ne è immaginabile che gli strumenti di incentivo all’esodo o di prepensionamento possano essere sufficienti.
Inoltre l’intervento drastico sulla contrattazione integrativa è un atto che evidenzia quanto questa riorganizzazione non investa sulle risorse più importanti che ha questa cooperativa: le persone.
Il taglio sul costo del lavoro e sull’occupazione sono la leva principale su cui il piano punta per recuperare liquidità.
Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno immediatamente dichiarato l’impossibilità a condurre un negoziato che si ponga obiettivi così traumatici per l’occupazione e per la dignità dei lavoratori.
Hanno chiesto alla cooperativa un piano di rilancio che non parli solo di tagli ed esuberi, un piano di risanamento deve contenere politica di sviluppo, un nuovo modello organizzativo che superi le inefficienze note a chiunque, investimenti sulle politiche commerciali e organizzative che permettano di sfruttare il potenziale della rete vendita e di incrementare il fatturato.
Nulla di tutto questo è stato presentato ai sindacati.
La dichiarazione di tagli sul gruppo dirigente di Unicoop Tirreno, il principale responsabile dello stato di crisi della cooperativa, appare del tutto irrisorio: a fronte dell’uscita di due dirigenti ne sono stati assunti quattro.
Le organizzazioni sindacali pretendono maggiore evidenza che la riorganizzazione parta dai vertici dell’impresa.
A queste condizioni non ci sono margini di negoziazione pertanto Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs, dando seguito allo stato di agitazione, proclamano 8 ore di sciopero. Verranno indette assemblee in tutti i luoghi di lavoro e promosse tutte le azioni che possano consentire la salvaguardia dell’occupazione e la dignità dei suoi dipendenti.