Auchan-Conad: il punto dopo la riunione al Mise
In occasione dell’incontro svoltosi il 20 giugno al Mise, Conad, sebbene manchi ancora il parere dell’autorità antitrust, ha iniziato a delineare i contorni del piano industriale con cui intenderebbe procedere all’indomani del perfezionamento dell’acquisizione di Auchan da realizzarsi per il tramite della neo-costituita società BDC.
È confermato che l’operazione riguarda 269 punti vendita iper e super (quindi eccettuati i soli punti vendita operanti con marchio Lillapois e i 33 supermercati della Sicilia), 32 distributori di carburanti e la rete franchising (1.040 punti vendita, al momento non ancora definita la sorte dei rapporti di cosiddetto masterfranchising che Auchan ha in alcuni territori).
I rappresentanti di Conad hanno esplicitato che la priorità assoluta è costituita dalla messa in sicurezza dell’azienda che oggi verserebbe in una grave crisi, da lei esemplificata facendo riferimento:
a) alla caduta ulteriore dei fatturati realizzatasi nel 2018 e che proseguirebbe quest’anno;
b) alla circostanza che il 50% dei punti vendita ha una redditività negativa già prima che vengano computati i costi della centrale;
c) a un’incidenza dei costi fissi (affitti, personale e altri costi gestionali) del 32% sul fatturato, con un costo del lavoro al 17% e canoni di locazione al 5%; da cui deriva che attualmente Auchan retail complessivamente intesa viaggia con una perdita stimabile in circa 360 milioni di euro all’anno.
Per mettere in sicurezza l’azienda Conad, ha indicato come via maestra la realizzazione di una politica commerciale nuova che permetta un incremento del fatturato del 15-20% entro pochi anni, che determinerebbe automaticamente il riallineamento di gran parte delle criticità generali.
Parallelamente andrebbe perseguita una politica di revisione dei canoni di locazione e di “razionalizzazione” dei costi fissi allo scopo di garantire la “continuità aziendale”.
Nello specifico, una volta acquisito il parere dell’antitrust indispensabile al fine di conoscere l’esatto perimetro aziendale trasferito a Conad, a seguito delle verifiche da eseguire sulla sostenibilità dei singoli punti vendita, Conad avrebbe l’intenzione di trasferire in tempi celeri ai propri operatori presenti nelle diverse aree geografiche i punti vendita in equilibrio economico, con immediato cambio di insegna, adeguamento del lay-out e formazione del personale per l’integrazione nel “modello Conad”.
Quanto ai punti vendita che dovessero essere dichiarati esclusi dall’operazione di acquisizione ad opera dell’autorità antitrust e dei punti vendita con localizzazione che si sovrappone alla rete Conad esistente andrebbero definite delle soluzioni specifiche non ulteriormente precisate.
Tutto il resto della rete, che sono stati definiti “punti vendita da preparare all’inserimento nella rete Conad”, resterebbe in capo alla società “veicolo” BDC in attesa che gli interventi di politica commerciale e di razionalizzazione dei costi ne consentano il passaggio agli operatori locali di Conad.
Conad ha inteso precisare inoltre che nessuno dei 2.673 socie dettaglianti del consorzio applicherebbe contratti pirata, in quanto sarebbero tutti contratti “depositati presso il Cnel”.
Ha dichiarato comunque che i contratti collettivi nazionali prevalenti sono quelli siglati da Confcommercio e Confesercenti, e che non esiste contrattazione integrativa aziendale.
Le organizzazioni sindacali hanno rimarcato che il quadro fornito da Conad non è in condizione di sedare le preoccupazioni diffuse trai dipendenti di Auchan retail. Ammesso pure che in tal modo si riesca a garantire la continuità aziendale, da quanto dichiarato è evidente che non verrebbe in alcun modo salvaguardata l’unitarietà dell’azienda, sicuramente per i supermercati e con ogni probabilità anche della rete degli ipermercati, e che sono evidenti pericoli notevoli anche sul piano della salvaguardia dei livelli occupazionali.
Ad accrescere la preoccupazione concorre la circostanza che la Conad abbia implicitamente ammesso il fatto che alcuni suoi associati non applicano un contratto collettivo nazionale di lavoro siglato dalle organizzazioni sindacali comparativamente maggiormente rappresentative, dal che potrebbe derivare un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro del personale cui attualmente viene applicato il contratto siglato con Federdistribuzione da Filcams, Fisascat e UILTuCS.
Filcams, Fisascat e UILTuCS hanno altresì formulato l’auspicio che la delicata operazione di acquisizione, destinata comunque a modificare radicalmente il mercato della grande distribuzione organizzata in alcuni contesti territoriali del nostro Paese, possa contare sulla massima attenzione da parte dei ministeri preposti, anche alla luce della circostanza che in numerosi punti vendita Auchan, in particolare degli ipermercati, si sono già sfruttati a pieno gli ammortizzatori sociali conservativi nel corso degli ultimi cinque anni, e le modalità con cui l’operazione viene effettuata (cessione di quote azionarie e continuità formale dell’azienda) esclude la possibilità di una loro riattivazione in assenza di un apposito intervento ad opera delle istituzioni preposte.
Vi terremo tempestivamente informati di ogni ulteriore sviluppo della vicenda, che si presenta evidentemente oltremodo complessa.