Ccnl Distribuzione cooperativa, confronto su imprese minori e tempo parziale
Il 5 giugno 2023, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e UILTuCS, nell’ambito del confronto per il rinnovo del Ccnl per i dipendenti da imprese della distribuzione cooperativa scaduto dal 31 dicembre 2019, hanno nuovamente incontrato le associazioni datoriali Lega-Coop, Confcooperative-Consumo e utenza e Agci-Agrital per proseguire il negoziato sui temi delle imprese minori e del tempo parziale.
Sulla disciplina per le imprese minori della distribuzione cooperativa, in estrema sintesi, le richieste delle parti datoriali sarebbero le seguenti: a) superare il carattere della sperimentalità dei maggiori istituti ricompresi nel Titolo XV (dedicato, appunto, alle imprese minori); b) rivedere la nozione stessa di imprese minori (che attualmente ricomprende quelle imprese che gestiscono unità produttive prevalentemente riferite alla tipologia ‹‹superette›› e/o a tipologie equivalenti o inferiori per volumi di vendita e che di norma occupano un numero di addetti non superiore a 300 unità riferite al tempo pieno), al fine di estendere la specifica disciplina contrattuale per esse approntata anche alle imprese che occupano sino a 350 unità riferite al tempo pieno; c) prevedere soltanto 60 ore annue di permesso retribuito individuale per il personale delle imprese minori che occupano fino ad una media per unità produttiva di 20 addetti equivalenti f.t. (attualmente il Ccnl prevede tale regola transitoria, legata cioè alla vigenza dell’attuale contratto, per le imprese minori della distribuzione cooperativa che occupano fino ad una media per unità produttiva di 15 addetti equivalenti f.t.).
Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e UILTuCS hanno preliminarmente osservato che il presupposto stesso delle condizioni meno onerose che le imprese minori possono applicare in forza dell’attuale previsione del Ccnl risiedeva nella “particolare gravità della situazione economica” in cui versavano tali realtà all’atto della sottoscrizione dell’accordo di rinnovo intervenuta nel 2011, vale a dire più di 10 anni fa; dopo questo lungo lasso temporale, è necessario, non solo opportuno, operare una seria disamina per valutare se sia ancora giustificabile un articolato contrattuale di vantaggio per tali imprese (che ha delle ricadute negative per le lavoratrici ed i lavoratori da esse dipendenti).
In termini generali, le organizzazioni sindacali ritengono che un Ccnl non possa contenere al proprio interno delle previsioni estremamente differenziate fra lavoratori che fanno lo stesso mestiere, qualunque sia l’impresa per la quale lavorano.
Sempre in tema di imprese minori, purtroppo, bisogna riscontrare una regressione molto seria delle relazioni sindacali in taluni ambiti territoriali, che certamente non agevola il percorso negoziale, a qualunque livello.
Sul tempo parziale, le associazioni datoriali, sostanzialmente, hanno richiesto di ricondurre la normativa contrattuale alle previsioni del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, in particolare sull’articolazione in turni della prestazione lavorativa e sulle clausole elastiche.
Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e UILTuCS, richiamando la specifica richiesta sul lavoro disagiato contenuta nella piattaforma unitaria, relativamente alle partite economiche ed a un consolidamento della forma del Part-Time a 30 ore, pur rinviando una più compiuta valutazione di merito sull’argomento a seguito della lettura del testo che le associazioni datoriali hanno anticipato di voler sottoporre a parte sindacale, hanno variamente argomentato circa l’opportunità di rinviare al secondo livello di contrattazione la trattazione dell’intero istituto, limitando l’intervento del Ccnl alla fissazione di alcuni criteri di carattere sociale (conferma dell’attuale maggiorazione per il supplementare, la previsione di precise modalità di trasformazione del rapporto in presenza di patologie oncologiche e di gravi patologie cronico-degenerative ingravescenti, nonché l’indicazione delle caratteristiche della retribuzione da prendersi a riferimento per la disciplina previdenziale).
Resta la forte preoccupazione di Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e UILTuCS per i tempi molto lenti del confronto negoziale rispetto alle aspettative delle tante lavoratrici e dei tanti lavoratori del comparto che attendono l’aggiornamento delle proprie retribuzioni da oltre 3 anni.