Ccnl Distribuzione Cooperativa, trattativa per il rinnovo: i temi discussi
Il confronto finalizzato al rinnovo del Ccnl per i Dipendenti delle Imprese della Distribuzione Cooperativa è proseguito nelle giornate del 29 e 30 maggio 2023.
Apprendistato professionalizzante, assunzioni a termine e sistema di classificazione del personale sono stati i temi discussi nelle due giornate di negoziato.
In estrema sintesi, la posizione delle associazioni delle imprese della Distribuzione cooperativa non evidenzierebbe alcuna volontà di apportare modifiche sostanziali all’attuale disciplina contrattuale dell’apprendistato; tale evidenza è di per sé un aspetto positivo, infatti le vigenti regole contrattuali in tema di apprendistato professionalizzante rappresentano un sistema fra i più avanzati in termini di garanzie per le lavoratrici ed i lavoratori assunti con tale contratto (sia in termini economici che normativi) nel comparto distributivo.
Rispetto al contratto a termine la proposta delle associazioni datoriali è stata, invece, densa di aspetti critici: in particolare, il proposito di legare delle deroghe molto impattanti sulla disciplina di tale istituto alla stagionalità – intesa come periodi piuttosto lunghi ricorrenti nel corso dell’anno nei quali si registrerebbe una maggiore intensità dell’attività di vendita -rappresenta un concreto rischio per la tenuta dell’attuale impianto normativo.
Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs ritengono che il rapporto fra assunzioni a termine e picchi di attività stagionali sia un tipico argomento da trattarsi a livello di contrattazione di secondo livello, stante la diversità dei contesti commerciali, nonché una rivisitazione della disciplina orientata (come condizione di miglior favore) ad un processo di stabilizzazione dei contratti a termine.
Pattuire una deroga indiscriminata rispetto alle norme su durata, proroghe e rinnovi dei contratti a termine accentuerebbe esclusivamente i profili di deregolamentazione su un istituto che già il decisore politico ha fortemente sacrificato.
Sul sistema di classificazione del personale, le associazioni datoriali, sostanzialmente, hanno proposto due interventi: rivedere la collocazione professionale del magazziniere preparatore, al fine di rendere meno oneroso per le imprese tale figura professionale, ed inserire i profili del farmacista, del farmacista responsabile e dell’ottico nelle declaratorie esemplificative delle professionalità, senza tuttavia chiarire quali dovrebbero essere i livelli di appartenenza nei quali collocare dette figure.
Anche su quest’ultimo argomento le organizzazioni sindacali hanno manifestato delle riserve relativamente alla “retrocessione” che certamente subirebbe una categoria professionale importante com’è quella del magazziniere preparatore qualora venisse accolta la proposta datoriale; invece, per sanare l’annosa questione della mancata stabilizzazione in seno alla classificazione dei farmacisti e degli ottici, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs hanno riconfermato disponibilità al confronto, chiarendo che, se si vuole concretamente operare per trovare una soluzione dignitosa per tali figure, sia imprescindibile tenere conto dei trattamenti economico-normativi garantiti da altre cornici contrattuali per le medesime professionalità, evitando scorciatoie e rigidità preconcette da parte datoriale.
Il confronto proseguirà nelle giornate del 5, 16 e 22 giugno 2023.
I rappresentanti dei lavoratori hanno esternato la loro preoccupazione in ordine all’accumularsi del ritardo, di questo come degli altri tavoli negoziali aperti nel Terziario, Distribuzione e Servizi e nella Distribuzione Moderna Organizzata, stigmatizzando l’indifferenza delle associazioni datoriali rispetto all’urgenza di riconoscere alle lavoratrici ed ai lavoratori del comparto un congruo incremento retributivo che consenta ai loro redditi di fronteggiare la morsa inflazionistica in corso.
Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs hanno ribadito che procrastinare ulteriormente la sottoscrizione di un’intesa di rinnovo di un Ccnl scaduto dal lontano 31 dicembre 2019 rappresenti, oltre che un danno ingiusto deliberatamente provocato alle lavoratrici ed ai lavoratori, una determinazione strategica dannosa finanche per le imprese.