Ccnl Ristorazione collettiva e commerciale e Turismo, confronto ripreso: i temi affrontati
È ripreso il confronto con Fipe/Confcommercio, Angem e Legacoop per il rinnovo del Ccnl Ristorazione collettiva e commerciale e Turismo.
L’incontro è stato caratterizzato dall’esposizione da parte delle associazioni datoriali di dati e analisi relativi al difficile momento che vive il settore, alla luce di un recupero dei fatturati verso i livelli precedenti l’emergenza sanitaria ma con una compressione della marginalità dovuta all’aumento dell’inflazione, dei costi delle materie prime e dell’energia.
In particolare, la ristorazione collettiva denuncia una grave crisi conseguente alla mancata revisione dei prezzi previsti dai contratti di appalto pubblici, che determinerebbe un “serio rischio di sopravvivenza del comparto”.
Per questo motivo, pur ribadendo la volontà di proseguire il negoziato, Angem e Legacoop hanno ribadito che, in assenza di provvedimenti governativi, sarà impossibile addivenire a soluzioni che incrementino l’attuale costo del lavoro.
Ciò premesso, è stato illustrato un documento in cui le associazioni datoriali hanno sintetizzato alcuni temi meritevoli – a loro giudizio – di intervento:
a) la classificazione, per aggiornare e integrare gli attuali profili professionali;
b) l’orario di lavoro e l’organizzazione del lavoro, per recuperare produttività (es. sistemi multiperiodali, gestione Rol, lavoro festivo);
c) i livelli contrattuali, ritenendo l’attuale impianto sulla contrattazione di secondo livello non confacente all’attuale contesto;
d) la bilateralità, al fine di rispondere meglio alle esigenze delle imprese multilocalizzate e migliorare la capacità di intervento sulla formazione;
e) i cambi di appalto e di gestione, per rivisitare le procedure oggi previste;
f) il salario, subordinatamente a provvedimenti del Governo in materia di detassazione;
g) la rivisitazione dell’istituto degli scatti di anzianità.
Abbiamo replicato invitando alla prudenza e alla coerenza nelle affermazioni.
La situazione è grave per la straordinaria concomitanza di tre fenomeni: una rilevante perdita del potere di acquisto dei salari per inflazione e ritardo nei rinnovi contrattuali; un forte aumento dei costi delle materie prime e dell’energia; un cambiamento importante nel lavoro, in parte conseguenza dell’emergenza sanitaria, che rimette al centro dei bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici il tema dell’orario di lavoro e della sua conciliazione con le esigenze personali e familiari che si traduce anche in minor disponibilità verso impieghi che comportano prestazioni disagiate.
Il Governo non sta assumendo alcun intervento correttivo, salvo tamponare qualche situazione marginale.
Le parti sociali hanno deciso di sollecitare un confronto, a partire dalla lettera congiunta inviata al Ministro del Lavoro. Occorre, però, condividere gli obiettivi ed evitare di strumentalizzare il fattore “lavoro” per altri fini.
Per la Uiltucs non si tratta di “attrattività” del turismo, ma di “valore” del lavoro: è giusto rivendicare al Governo la revisione dei prezzi nei contratti pubblici se la si collega anche al rinnovo dei Ccnl, all’applicazione dei Ccnl sottoscritti dalle parti sociali comparativamente più rappresentative, se si difendono le clausole sociali; è possibile richiedere al Governo attenzione alle peculiarità della ristorazione per il mercato del lavoro, ma bisogna pronunciarsi in modo chiaro contro la precarietà del lavoro intermittente e dei voucher o sostenere insieme alle organizzazioni sindacali la battaglia per il sostegno al reddito dei part time verticali.
Sotto questo punto di vista, il documento delle associazioni datoriali evidenzia la totale contraddizione tra finalità dichiarate e modo per realizzarle: chiedere ulteriore flessibilità in un settore in cui si lavora pressoché a ciclo continuo, con picchi e flessi lungo tutto l’anno, significa ipotizzare un aggravio della difficile condizione esistente; in un settore caratterizzato da lavoro a termine e part time in quantità elevatissime, non intervenire per ridurre questa precarietà di reddito deprimerebbe ancora di più l’attenzione dei giovani nei confronti dell’impiego nella ristorazione.
Questa tendenza va totalmente invertita, migliorando le condizioni di lavoro e il salario, investendo in formazione, introducendo norme a tutela delle esigenze personali e familiari.
Una scelta nuova, per ricreare un giusto equilibrio contrattuale. Il negoziato proseguirà a livello di delegazioni il prossimo 18 maggio e affronterà il tema della professionalità.