Coop Alleanza, Cia: l’esito dell’ultimo incontro

Il 17 febbraio 2022, nell’ambito del confronto sul Contratto integrativo aziendale per le lavoratrici ed i lavoratori dipendenti da Coop Alleanza 3.0, si è tenuta, a delegazioni trattanti “ristrette”, ovverosia costituite per parte sindacale, oltre che dai tre Segretari nazionali, dai dirigenti delle regioni coinvolte per ciascuna organizzazione sindacale, una sessione negoziale sui temi delle Relazioni sindacali e dell’Organizzazione del lavoro.
I) Secondo la Cooperativa, le Relazioni sindacali dovrebbero avere nell’Informazione e confronto e nella Negoziazione i due ambiti di intervento delle parti firmatarie a livello
Nazionale, Territoriale e di Unità produttiva.
Tale struttura, di fatto, ricalca, al netto di qualche marginale differenza, i sistemi attualmente vigenti in seno a Coop Alleanza 3.0 e riconducibili ai Contratti integrativi aziendali delle tre Cooperative che le hanno dato vita dal 1° gennaio 2016.
Le organizzazioni sindacali hanno stigmatizzato i seguenti contenuti rinvenibili nella proposta aziendale:
a) nel prevedere, al livello Nazionale, sia per l’Informazione e confronto che per la Negoziazione, la creazione di due distinte delegazioni a cui dovrebbero prendere parte un numero prefissato di componenti (fra dirigenti sindacali e Rsa/Rsu), si eliminerebbe la possibilità di tenere incontri in delegazione plenaria;
b) in tema di tempi e modalità della fase di Confronto, l’approccio della Cooperativa sembra unicamente perseguire il mero obiettivo di svuotare questo ambito di ogni concreta funzione, in quanto, sia lo scarso lasso temporale a disposizione per richiedere un incontro (2 giorni) che quello nel quale dovrebbe esplicarsi il confronto (5 giorni), appaiono inadeguati;
c) sempre rispetto al Confronto, inoltre, la previsione di una clausola volta a inibire manifestazioni di conflittualità di parte sindacale e l’attuazione dei piani aziendali relativi agli argomenti oggetto del Confronto stesso, si configura come un banale espediente teso esclusivamente a limitare l’autonomia di azione delle organizzazioni sindacali;
d) Coop Alleanza 3.0, relativamente ai Diritti sindacali, non ha lesinato proposte finalizzate a comprimere l’agibilità di Rsa/Rsu, sia rispetto alla predeterminazione di una numerica massima per ambo le forme di rappresentanti (anche se il Ccnl prevede tale numerica solo per le Rsu) che in relazione alla richiesta dei permessi sindacali (per i quali sarebbero necessari ben 6 giorni di preavviso, mentre il Ccnl ne contempla uno sensibilmente più modesto, ovverosia soltanto 24 ore) ed alla loro fruizione “parcellizzata” (secondo Coop potrebbe in un’unica giornata fruire il
permesso sindacale una irrisoria parte di Rsa/Rsu);
e) ulteriori cavilli aventi lo scopo di introdurre elementi di disturbo all’attività sindacale si riscontrano nella proposta di stabilire un obbligo in capo ai sindacati di inviare annualmente alla Cooperativa “l’elenco aggiornato della propria rappresentanza sindacale aziendale in carica” (compresi i componenti dei comitati direttivi) e nella surrettizia previsione di escludere la retribuzione per le ore di assemblea sindacale alle lavoratrici ed ai lavoratori che, pur partecipandovi, siano in ferie, Rol, aspettativa o congedo;
f) in tema di sistemi di videosorveglianza, apparendo la proposizione aziendale quanto mai ambigua, le organizzazioni sindacali hanno chiarito che il Cia dovrebbe limitarsi a dettare delle linee guida e che gli accordi ex art. 4 della legge 300/70 dovranno comunque essere condivisi a livello di singola unità operativa (con le Rsa/Rsu).
II) Sull’Organizzazione del lavoro, inoltre, le richieste della Cooperativa sono risultate ancor più indigeste di quanto sinora riportato. Infatti, si può asserire senza tema di smentita che, proprio in argomento di flessibilità, la Controparte ha esposto un campionario di soluzioni aventi la finalità di deregolamentare in maniera selvaggia l’impiego del proprio personale dipendente.
Più nello specifico, Coop Alleanza 3.0 ha richiesto alle organizzazioni sindacali:
a) di prevedere un minimo periodo di programmazione dei turni lavorativi e delle prestazioni (una sola settimana);
b) di consentire l’introduzione di turnazioni (notturne) anche a negozi chiusi;
c) di disporre turni unici di minimo 3 ore e di massimo 8 ore, turni spezzati di minimo 6 ore e di massimo 10 ore (con semiturni di 2 ore);
d) di fissare in 12 ore il nastro orario;
e) di programmare spezzati anche per 5 volte alla settimana;
f) di superare le pause retribuite;
g) di prevedere l’attivazione di un part-time modulare annuo (che si configura come una modalità di calcolo della durata dell’orario di lavoro non più su base settimanale ma annuale), che prevede, per chi ha 1.250 ore annue, prestazioni per un minimo di 2 giorni alla settimana e un massimo di 6 giorni (a 16 ore settimanali minime e 32 ore settimanali massime);
h) di attivare la flessibilità plurisettimanale per i full time, che prevede la possibilità di comandare in servizio tali lavoratori per 24 settimane in un anno a 42 ore di lavoro per ciascuna settimana;
i) di ricondurre tutti i rapporti full time a 38 ore (ed ai due divisori orari maggiormente praticati in azienda, ovverosia 168 e 165);
j) di stabilire un obbligo al lavoro domenicale per poter meglio saturare il servizio di vendita in tali giornate.
Inutile ribadire che per le organizzazioni sindacali l’orientamento aziendale deve cambiare radicalmente: non può passare lo smantellamento delle garanzie costruite in decenni di impegno e di lotte delle lavoratrici e dei lavoratori delle tre Cooperative che hanno costituito Coop Alleanza 3.0.
Filcams, Fisascat e Uiltucs, peraltro, nella piattaforma rivendicativa hanno introdotto richieste volte a migliorare la qualità dell’organizzazione del lavoro, a renderla più rispettosa delle necessità di conciliare effettivamente tempi dell’attività lavorativa e quelli della vita di relazione ed affettiva.
Le predette organizzazioni sindacali esprimono l’auspicio che, già in occasione dell’incontro negoziale in plenaria del prossimo 22 febbraio, chi al tavolo di trattativa rappresenta l’azienda mostri maggiore attenzione per le istanze provenienti da chi quotidianamente permette a questa azienda di dare concretezza ai suoi piani di risanamento e di rilancio.
Il Contratto integrativo aziendale di una delle più grandi imprese della Gdo italiana non può fare tabula rasa di diritti e di garanzie di chi lavora; il personale dipendente non è il problema, ma la soluzione per Coop Alleanza 3.0, speriamo che ciò sia compreso il prima possibile.