Douglas, tavolo di discussione sui punti vendita
Lo scorso 6 settembre, le organizzazioni sindacali hanno incontrato Douglas alla presenza dell’amministratore delegato Fabio Pampani e del direttore finanziario Marco Giorgetta e, come di consueto, Francesco Caccavo, Paola Di Meo e Marianna Lapenna.
La riunione è iniziata con la relazione dell’amministratore delegato che ha vantato le lodi della società Douglas Italia spa che fa capo al gruppo Douglas internazionale, con sede in Germania, descrivendo i grandi investimenti per acquisizione nuove marche di prodotto (brand esclusivi), restyling di 56 negozi con investimenti, e ha continuato descrivendo le ore di formazione che per il 2018 sono state 37.845 e per il 2019 40.974.
I negozi delle profumerie Douglas nel mondo sono 119 mentre in Italia 429 per un totale di 548 negozi con 2965 lavoratori divisi in 842 (mondo) e 2123 Italia. Ci hanno comunicato la crescita del 46% del settore dell’e-commerce che sulle vendite totali in Italia conta una buona fetta del fatturato.
Inoltre la società ci ha informati sul tema degli investimenti in salute e sicurezza dicendo che ad oggi hanno la certificazione Chsas 18001 ma che entro il 2020 vorrebbero attestarsi la certificazione Iso 45001 che li porterebbe, oltre che a diminuire gli infortuni, anche a diminuire il premio Inail.
Infine ci hanno comunicato che vi saranno 5 nuove aperture: Roma Laurentino, Torino Lingotto, Sant’Oreste, Torino e Milano e 20 negozi in restyling (massimo 3 settimane di chiusura).
La dichiarazione preoccupante dell’azienda è che per 35 negozi, alcuni per effetto dei contratti d’affitto non rinnovati, altri per la mancata profittabilità, non vi sarà altra soluzione che la chiusura.
Nell’ipotesi aziendale, per gli oltre 100 lavoratori coinvolti, il 40% potrebbe essere ricollocato in negozi vicini ed in ogni caso dice di avere potenziali ricollocazioni per tutti ma con soluzione trovate anche fuori regione.
Le organizzazioni sindacali hanno espresso forte preoccupazione e hanno stigmatizzato la modalità con la quale è stato affrontato un tema così importante come l’occupazione e le possibili chiusure di punti vendita.
I lavoratori fino ad oggi hanno sacrificato salario attraverso il contratto di solidarietà scaduto a marzo 2019 momento in cui era stato dichiarato dall’azienda stessa che il lavoro sarebbe ripartito e che non avrebbero chiuso alcun negozio e dopo solo pochi mesi ci ritroviamo a parlare proprio di chiusure.
Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno chiesto di costituire un tavolo di discussione, per conoscere di quali negozi si stia realmente parlando, del perché si è arrivati in così pochi
mesi a dichiarazioni così opposte tra loro e di iniziare una discussione leale e realistica di quanto stia accadendo in questa azienda, mantenendo sempre presente l ‘obiettivo primario del mantenimento dei posti di lavoro.
Le parti hanno condiviso di incontrarsi il 27 settembre 2019 alle ore 13 a Roma. L’incontro sarà anticipato da un coordinamento unitario alle 11.