Esselunga, la sperimentazione “Polivalenza” non convince
Si è tenuto ieri l’incontro con la direzione aziendale Esselunga per approfondire il progetto “Polivalenza”, annunciato nelle settimane scorse in alcuni punti vendita ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza.
L’iniziativa prevede che si faccia ricorso, nell’ambito del principio della promiscuità di mansioni prevista dal Ccnl, per la figura dell’addetto alla vendita, all’utilizzo del personale dei reparti di “sala” in modo flessibile rispetto alle esigenze di rifornimento dei vari reparti piuttosto che in supporto all’attività di cassa.
Il progetto ha natura sperimentale per 24 mesi ed è stato motivato quale soluzione per far fronte ai momenti di picco/flesso delle suddette attività nel corso della giornata/settimana.
L’azienda prevede la timbratura da parte del personale al momento dello spostamento al fine di rilevare l’effettivo ricorso alla polivalenza.
Abbiamo rimarcato il nostro dissenso rispetto al metodo intrapreso, che ha eluso l’informazione ed il confronto con le organizzazioni sindacali e le Rsa/Rsu, unici titolari in materia di organizzazione del lavoro; la giustificazione aziendale circa la correlazione con la materia della salute e sicurezza è solo parzialmente accoglibile.
Nel merito, pur comprendendo l’obiettivo aziendale di un efficientamento dell’attività, non può essere trascurato che, in materia di carichi e ritmi di lavoro, vi sono esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici di cui tenere conto.
Ad esempio, c’è una necessità di alternanza nel lavoro anche per le persone impiegate alle casse, spesso per molte ore continuative nell’arco delle giornate “di punta” (è il caso del Ptv che lavora ven-sab-dom).
Più in generale, siamo di fronte all’ennesimo cambiamento nell’organizzazione del lavoro senza che si sia affrontato il quadro regolatorio stabilito nel Cia 2004, le cui regole rischiano di diventare obsolete nei fatti.
Quanto alla sperimentazione, riteniamo che il ricorso alla polivalenza debba ispirarsi a criteri di equità, per evitare una discrezionalità che faccia ricadere lo spostamento sulle stesse persone; debba avvenire senza mutamento dell’orario individuale di lavoro previsto per quel giorno/settimana; debba tenere conto di eventuali limitazioni per ragioni di salute.
Su questi punti, l’azienda ha manifestato consenso in linea di massima, ma si è rifiutata di verbalizzare.
Riteniamo che il processo vada attentamente seguito nelle prossime settimane, al fine di giungere al prossimo incontro (previsto per fine giugno/luglio) con un’analisi puntuale
delle criticità che dovessero emergere.