Federdistribuzione: aggiornamento della trattativa
Il 18 febbraio si è svolto un nuovo incontro tra le delegazioni di UILTuCS, Filcams e Fisascat e Federdistribuzione per la stipula del CCNL.
Prima di affrontare ulteriori argomenti del confronto, Federdistribuzione ha ritenuto necessario riprendere alcune questioni affrontate in occasione dell’incontro precedente. E in dettaglio:
a) Molti aspetti sollevati nell’incontro del 6 febbraio erano normativi, in particolare sul mercato del lavoro, e devono avere soluzioni a carattere strutturale, non temporaneo. Questo perché se la crisi è contingente, essa però si estenderà oltre il triennio di vigenza contrattuale e viene da lontano. Sono 8 anni che la situazione sarebbe cambiata e quindi occorrerebbe intervenire in termini strutturali, perché indipendentemente dalla crisi in atto sono le condizioni strutturali ad essere cambiate.
b) Tutto ciò che Federdistribuzione chiede è finalizzato all’indispensabile recupero di redditività, liberando le aziende dai vincoli che il CCNL pone sul piano della flessibilità e per ridurre il costo unitario del lavoro soprattutto nella fase d’ingresso. Il part-time a 16 ore è coerente con questa esigenza, così come il prolungamento dei contratti a tempo determinato e l’estensione delle possibilità a ricorrervi, demandando al secondo livello anche l’intervento sulle percentuali d’utilizzo, ovvero passare a un rapporto 2/3 tra lavoratori qualificati e apprendisti e l’abbassamento della percentuale di conferma.
c) Sul concetto di mansione prevalente Federdistribuzione ha ribadito che vuole intervenire sulla durata in cui si viene impiegati nella mansione superiore, che deve essere temporalmente prevalente perché si possa dare luogo a quanto previsto dalla legge.
Quanto alle questioni dell’orario di lavoro e organizzazione del lavoro, a titolo di premessa Federdistribuzione ha dichiarato che vuole senza dubbio ridurre il costo unitario del lavoro, ma non intende ridurre il salario. Occorre incrementare la prestazione lavorativa settimanale, ripristinando le 40 ore, a parità di salario e senza reintegrare le ore di permesso retribuito, che devono restare solo le 32 ore annue stabilite dalla legge. E’ stata inoltre ribadita la richiesta che l’orario di lavoro deve essere previsto su 7 giorni su 7, nel rispetto della norma di legge che parla di un giorno di riposo settimanale.
Quanto ai regimi di flessibilità, si vorrebbe estendere la flessibilità automaticamente riconosciuta dal CCNL oltre le 16 settimane attualmente previste, fermo restando il limite massimo delle 44 ore settimanali, e questa possibilità dovrebbe essere esente da costi aggiuntivi (ossia senza riconoscimento di ore di PIR), lasciando al secondo livello la possibilità di estenderla fino a 48 ore su 24 settimane, come già attualmente previsto nel CCNL. Inoltre, il recupero delle ore eccedenti deve essere realizzato attraverso la banca delle ore, che a tal fine andrà meglio definita.
La UILTuCS ha registrato che le precisazioni fornite riguardo agli argomenti trattati nell’incontro precedente non modificano di una virgola le posizioni già presentate al tavolo e mirano solo a ribadirne l’indispensabilità al fine di incrementare la redditività delle imprese. Abbiamo richiamato la formulazione sulle mansioni prevalenti contenuta nel CCNL (Art. 102) sottolineando che essa non è in alcun modo automatica, e che quanto chiesto vuole esclusivamente vincolare la discrezionalità del giudice rendendo dirimente il tempo in cui si fornisce la prestazione di mansione più elevata, ossia destrutturando il principio su cui essa si fonda.
Venendo al tema dell’orario di lavoro, è senza dubbio vero che è un tema nodale: orario e salario sono i pilastri del contratto, ne sono la struttura portante. E’ stata ricordata la storia di come si è pervenuti a partire dal 1982 al riconoscimento delle ore di permesso retribuito, fino alla definizione nel 1990 dell’attuale regime orario, con le 104 ore di permesso annue per chi opera su 40 ore settimanali, che diventavano 38 ore settimanali grazie all’assorbimento di 72 ore di PIR e con l’azienda che ne aggiungeva figurativamente altre 24, e ricordato che ciò ha anche determinato la modifica del divisore orario, passato da 172 a 168, ossia un valore mediano tra il coefficiente delle 40 ore (172) e quello delle 38 (164). La UILTuCS ha contestato poi che quanto chiesto non equivalga a una diminuzione del salario, con il riassorbimento delle 72 ore di PIR, che corrispondono a 700 euro circa e ricordato alle aziende che quelle 72 ore non sono loro, ma dei lavoratori. Quanto proposto dalle aziende equivale a far aumentare del 5,26% la prestazione lavorativa a parità di salario. E non è chiaro cosa s’intenderebbe fare sul divisore orario, perché se esso dovesse tornare a 172 equivarebbe a diminuire del 2,38% tutti gli elementi salariali determinati in base ad esso, ossia tutte le maggiorazioni orarie.
Federdistribuzione ha quindi replicato che i temi di oggi, unitamente a quelli della volta passata e a quelli che affronteremo la volta prossima, ossia il salario, si pongono come una ricetta che propongono nella convinzione che serve uno sforzo straordinario per mantenere la stessa capacità imprenditoriale. E’ loro volontà porre sul tavolo una serie di temi stringenti che hanno bisogno di trovare una soluzione in tempi rapidi, scontando ritardi di decenni. E’ vero che si vuole porre mano al contratto in un modo e in una misura che non ha precedenti, ma ciò sarebbe necessario per recuperare il tempo perduto, e ci ha chiesto qual è la ricetta che le OO. SS. propongono per fare fronte alle esigenze del momento, indicando che se i temi sollevati in sede di CCNL sono gli stessi che si affrontano anche al secondo livello è perché la crisi è devastante e il problema del costo del lavoro è universale. Infine Federdistribuzione ha dichiarato che non pone il problema del divisore orario e che quanto alla flessibilità d’orario intenderebbe solo migliorare la fungibilità dell’istituto.
A queste considerazioni la UILTuCS ha ulteriormente replicato dichiarando che sembra che Federdistribuzione si proponga obiettivi ambiziosi: destrutturare il CCNL e anche in tempi rapidi: aspettiamo di vedere cosa emergerà sul tema salariale, ma consiglieremmo di calibrare meglio gli obiettivi. E’ stato anche ricordato che le aziende associate a Federdistribuzione non sono tutte uguali. Non tutte vanno male. Alcune vanno male per ragioni diverse da quelle che spiegano le difficoltà di altre. L’impressione è che quanto si chiede è la sommatoria dei desideri di tutti, su cui non si è fatta alcuna selezione. E’ stato, inoltre, respinto il tentativo di invertire il tavolo contrattuale chiedendo quale sia la nostra ricetta. La nostra ricetta è la nostra piattaforma, una piattaforma che possiamo definire minimalista, proprio perché tiene conto della situazione particolare e della crisi, e su cui ci si ostina a non dare risposte, se non proponendo soluzioni e innovazioni antitetiche rispetto ad essa. La UILTuCS ha poi dichiarato che la ragione vera per cui Federdistribuzione chiede di avere al primo livello e in automatico le stesse misure organizzative e sull’orario che già ora si contrattano al secondo livello nelle aziende ad essa associate non è quella addotta, ma un’altra: la contrattazione di secondo livello è presente solo in una trentina tra le oltre 200 aziende aderenti a Federdistribuzione. Si vuole l’esigibilità al primo livello di quegli istituti perché queste aziende con noi non vogliono avere nulla a che fare e il secondo livello di contrattazione non lo hanno neppure lontanamente in nota.
Le parti si sono quindi aggiornate al prossimo incontro, previsto per il 4 marzo p.v. a Roma presso l’Hotel Atlantico di Via Cavour, 23, con inizio alle ore 11, che dovrebbe affrontare le tematiche salariali.
Foto: centrostudiagronomi.blogspot.com