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Commercio
Home›Commercio›Mediamarket, il punto sulla Cig e i problemi più urgenti

Mediamarket, il punto sulla Cig e i problemi più urgenti

Di Sara Frangini
15 Marzo 2021
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Venerdì 12 marzo in ristretta abbiamo definito nei dettagli argomenti e calendarizzazione dei prossimi incontri con Mediamarket; nel contempo l’azienda ci ha fornito i dati medi sul ricorso alla cassa integrazione guadagni, sia punto vendita per punto vendita che a livello regionale.

In termini medi, il ricorso alla Cig in deroga nel periodo ottobre 2020-gennaio 2021 è stato del 9,5% sulle ore lavorabili, pari a circa 4 ore settimanali medie e 16/20 ore mensili medie per i full-time, negli 89 punti vendita Mediamarket in cui si è fatto ricorso alla cassa, dal che se ne deduce che in 28 punti vendita il ricorso alla cassa non c’è stato o è stato del tutto episodico e non generalizzato.

A livello regionale si rileva un ricorso alla CIGD superiore alla media in Abruzzo (10,4%), Calabria (14,2%), Liguria (11,4%), Puglia (10,8%) e Sicilia (10,6%). Dati invece largamente inferiori alla media sarebbero stati realizzati in Sardegna (4,2%), Umbria (4%) Trentino Alto Adige (2,3%) e nelle Marche, dove nei due punti vendita presenti nella Regione la cassa non sarebbe stata affatto utilizzata nei 3 mesi sopra indicati.

Per quanto riguarda i punti vendita, negli 89 punti vendita in cui si è fatto ricorso alla cassa 6 presentano dati di cassa medi superiori al 20% (ossia superiori a 8 ore settimanali e 32/40 ore mensili) e precisamente Ascoli Piceno (24,1%), Catania 2 (20,2%), Chieti (21,1%), Cosenza (22,1%), Siracusa (20,8%) e Torino 3 (21,4%).

Ma più in generale è possibile riscontrare rilevanti differenze nel ricorso alla cassa anche all’interno dei medesimi contesti territoriali. Ad esempio, sulla piazza di Roma, i 6 punti vendita Mediamarket presenti evidenziano un ricorso alla cassa nel quadrimestre che varia dal 3,1% del punto vendita di Roma 3 al 18,8% del punto vendita di Roma/GranRoma.

Anche sulla scorta di tali dati (nonché dei dati di bilancio che avevamo sottolineato in occasione dell’ultimo incontro con l’azienda in plenaria) ci siamo permessi di rimarcare alcune situazioni ed urgenze:

1. L’azienda da anni è impegnata in un’azione di profonda ristrutturazione interna (non solo in Italia) al fine di fronteggiare una radicale trasformazione del mercato (in particolare, ma non solo a causa dell’e-commerce) che rischiava di avere un impatto devastante, e che in Italia ha portato in questi ultimi anni alla chiusura di intere catene concorrenti

2. Questa ristrutturazione, oltre a determinare la chiusura di alcuni negozi, ha modificato l’operatività dei punti vendita sotto tutti i punti di vista, tra l’altro facendo emergere attività/funzioni integrative rispetto alla pura e semplice vendita, sia di front che di back office (assistenza post-vendita, cessione/vendita di servizi aggiuntivi, contratti assicurativi, ecc.) che si sono aggiunte alle attività tradizionali in modo talvolta caotico e improvvisato, e comunque sempre sulla base di decisioni e atti unilaterali aziendali, senza che si sia mai affrontato il tema delle mansioni e qualifiche dei dipendenti in modo complessivo.

3. Inoltre si è avviata un’azione di compressione degli organici finalizzata anche, ma non solo, al contenimento dei costi (e in particolare del costo del lavoro) e ciò ha reso però indispensabile una flessibilizzazione delle modalità di prestazione lavorativa al fine di far coincidere il presidio dei punti vendita con i flussi di clientela, in parole povere una gestione operativa degli organici che modificava il regime di turni e orari tradizionalmente operante in azienda. Questa decisione ha suscitato tanto più malcontento giacché in origine, per molteplici ragioni, le scelte operate dall’azienda in tale campo erano improntate a paternalismo: nettissima prevalenza di full-time e pochi part-time, orari giornalieri continuati e senza spezzato, regime di maggiorazioni domenicali/festive molto incentivante, facilitazioni nell’adeguamento degli orari individuali alle esigenze personali, che avevano come contropartita una sostanziale gestione “diretta” del personale a livello di singolo punto vendita che presupponeva la disponibilità dei dipendenti nell’ambito di uno “scambio” informale e individuale, non garantito da norme collettive e soprattutto che non prevedeva l’intervento della mediazione sindacale.

4. Quando un anno fa alla ristrutturazione in atto da tempo si è aggiunta l’emergenza sanitaria quelle che erano difficoltà di gestione degli organici sono divenute sofferenze generalizzate e a livello di punto vendita la regia si è trovata costretta ad operare delle forzature per non inficiare la funzionalità dei punti vendita, da cui sono derivate: a)
forzature sulla programmazione delle ferie e dei permessi; b) diffusione crescente di orari spezzati per i full-time in assenza di condivisione sia con le persone che con le organizzazioni sindacali; c) diffusa e crescente insofferenza nei confronti di una programmazione degli orari di lavoro settimanali con solo pochi giorni di preavviso, di regola il venerdì per la settimana successiva; d) spostamento dei riposi settimanali nei giorni in cui i punti vendita risultavano
chiusi per disposizione delle autorità pubbliche, unito al ricorso eventuale alla cassa nei giorni tra il lunedì e il venerdì, che per altro hanno registrato spesso un incremento delle presenze di clientela rispetto al passato, aggravando conseguentemente i carichi di lavoro.

Ci siamo preoccupati di segnalare all’azienda che tale situazione non è ulteriormente sopportabile e che richiede un intervento regolatorio. Ciò non significa che si debba definire tutto nei minimi dettagli a livello nazionale, anche perché le situazioni e le esigenze organizzative possono essere diverse da territorio a territorio e non solo per quanto riguarda le esigenze aziendali, ma anche quelle dei dipendenti.

Quello che ci sembra indispensabile è la fissazione di una serie di paletti a livello nazionale, dei criteri-guida e delle regole generali, che poi devono essere implementate e dettagliate a livello territoriale. Va detto che da parte dell’azienda ci è sembrato di cogliere una disponibilità in tal senso, che ovviamente non mancheremo di mettere alla prova fin dai prossimi incontri.

Abbiamo anche rimarcato che entro la fine del mese dovremmo trovarci nella necessità di rinnovare le intese in ordine al ricorso agli ammortizzatori sociali ex-Covid e che affrontare anche i temi organizzativi è per noi importante anche nell’ambito di quel confronto e delle intese che da esso potranno scaturire che dovrà prendere in esame sia i temi sopra indicati sia la definizione di un nuovo accordo di proroga della Cig in deroga a causa del permanere di chiusure diffuse di punti vendita anche nel mese di aprile.

Non appena avremo condiviso la data definitiva e l’orario provvederemo a trasmetterlo e provvederemo a far inviare il link di partecipazione alle strutture e ai delegati che si sono iscritti a suo tempo nella mailing list.

Infine vi informiamo che in caso di estensione delle chiusure dei punti vendita nel periodo prepasquale dovuto all’inasprimento delle misure di controllo sanitario disposto dal Governo l’azienda si è impegnata a informare preventivamente le strutture sindacali di magazzino anche al fine di stabilire i criteri della rotazione.

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