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Home›Varie›Raffaele Vanni, la forza del ricordo a un anno dalla scomparsa

Raffaele Vanni, la forza del ricordo a un anno dalla scomparsa

Di Sara Frangini
16 Settembre 2020
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Sono passati 12 mesi da quando Raffaele Vanni ci ha lasciati. Un anno da quel 14 settembre 2019. Un anno in cui il pensiero di Vanni è rimasto vivo, forte, emozionante.  Ci piace ricordarlo con le parole del nostro segretario generale, Brunetto Boco, che in occasione della sua scomparsa tracciò un ritratto lucido e genuino del grande riformista che fu. 

Bruno Boco

Ci ha lasciato Raffaele Vanni, sindacalista che ha saputo dare voce e ruolo ad un sindacato nuovo, autonomo e partecipativo. Con la sua “verità vera”, in questo modo valorizzava i fatti importanti, sarà sempre con noi.

Raffaele, aveva partecipato giovanissimo alle prime lotte politiche a Roma liberata dai nazifascisti, fino a diventare segretario nazionale politico della Federazione Giovanile Repubblicana tra il 1947 e il 1949. Il 5 marzo 1950 è protagonista tra coloro che parteciparono alla Casa dell’Aviatore alla definizione dell’atto costitutivo della Unione Italiana del Lavoro. La sua identità fu subito forte nel perseguire il disegno compiuto di dare forza ad un sindacato laico e riformista. Negli anni 50 e 60 seppe distinguersi quale abile mediatore in ruoli confederali di primo piano, tanto che fu responsabile prima delle politiche organizzative e poi di quelle sindacali e previdenziali.
Con il congresso che la Uil svolse a Chianciano nell’autunno del 1969, Vanni alla guida della Confederazione, con
il socialista Ruggero Ravenna e il socialdemocratico Lino Ravecca, si addentrò negli anni di piombo che prendevano corpo con la strage di Piazza Fontana nel dicembre dello stesso anno.

Nel biennio 1970-71 alla luce dell’approvazione dello Statuto dei Lavoratori e della vertenza su casa, sanità e trasporti, che portò allo sciopero generale e alla caduta del Governo Rumor, Cgil, Cisl, Uil, realizzata l’intesa su incompatibilità sindacali e politiche generali, sotto la spinta dei metalmeccanici, si avvicinarono alla costituenda nuova organizzazione sindacale unitaria.

È con la sua “verità vera” che Raffaele nel marzo del 1972 con un’intervista all’Europeo, evitò che l’unità forzata tra
Cgil, Cisl e Uil potesse generare “uno schieramento alternativo pronto per essere manovrato da destra e da qualsiasi altra parte”. Ciò che molti interpretarono come un no all’unità di Cgil, Cisl e Uil fu un sì, ragionato e forte, ad una efficace e pragmatica soluzione di avvicinamento all’unità organica delle tre confederazioni, riuscendo ad affermare nei fatti, la lunga stagione dell’unità d’azione attraverso la Federazione Unitaria.

Raffaele Vanni ha saputo interpretare al meglio il pragmatismo mazziniano del pensiero e azione.

Negli anni della sua segreteria generale della Uil tra 1971 e il 1976 riuscì a portare a sintesi il forte pluralismo che animava le componenti storiche della confederazione e, a fine anni 90, da segretario generale della UILTuCS, affermò la politica delle strutture quale modalità di gestione organizzativa e di indirizzo politico in grado di andare oltre il rispetto del tradizionale ruolo storico esercitato dal positivo dialogo tra componenti.

Tutti noi della Uil abbiamo potuto misurarci con la dimensione europeista del sindacalista che oggi onoriamo e la sua vocazione alla partecipazione in azienda come nel rapporto con la politica, rivendicando la politica dei redditi quale strumento di distribuzione della ricchezza e riduzione delle diseguaglianze.

“Non c’è dubbio”. Così Raffaele dispensava certezze, che il sindacalista Vanni ha speso la sua vita alzando lo sguardo all’orizzonte, come fanno i grandi statisti, sapendo contemporaneamente dare risposte all’oggi e seminare per raccogliere domani. Se la UILTuCS nella Uil è una grande casa dove le parole si trasformano in fatti e la cultura anima la progettualità lo si deve a uomini come Raffaele Vanni.

Un uomo che ha saputo coniugare diritti e doveri con giustizia e libertà, dunque un autentico riformista.

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