Self Italia, crisi risolta in modo positivo
Salvaguardati occupazione e salario dei lavoratori
L’ultimo tassello della vicenda Self Italia è andato a posto quando, lo scorso 21 marzo, si è chiusa l’asta riguardante l’acquisizione di tutta l’azienda, oramai in preconcordato.
È Bricomax Italia srl “l’aggiudicatario”al quale verrà trasferito, prima in affitto e poi in proprietà, il “ramo d’azienda” (comprensivo di tutti i punti vendita e delle sedi e di tutti i 611 dipendenti in forza).
Questo è stato possibile, come è noto, anche grazie all’accordo sindacale sottoscritto dalla Uiltucs e dalla Fisascat. In questo accordo veniva accettata la richiesta del commissario, nominato dal Tribunale di Torino, di una dichiarazione, da parte dei dipendenti di Self, “liberatoria” dell’azienda rispetto alla solidarietà con Bricomax nel pagamento dei crediti maturati dai lavoratori e ancora non riscossi (sono soprattutto gli istituti a maturazione e a pagamento differito: ratei di 13esima, 14esima e tfr). Questo per dare a Self “in concordato in continuità indiretta” la possibilità di soddisfare più ampiamente i propri creditori.
Perché abbiamo accettato questa clausola? Lo spiega Antonio Vargiu della Uiltucs nazionale.
“Oltre al fatto che senza questa accettazione l’assemblea dei creditori non avrebbe approvato tutta l’operazione e si sarebbe, quindi, andati al fallimento con la sicura perdita di 611 posti di lavoro, in realtà i lavoratori non perdono niente!”.
“Se qualcuno – continua Vargiu – avesse avuto il buon senso di leggere le clausole dell’accordo avrebbe scoperto che, al punto 8. b), veniva esplicitamente affermato che veniva previsto “condizionatamente all’acquisto del ramo d’azienda, l’accollo in capo all’aggiudicatario (ora è confermato che è Bricomax) e liberatorio per Selfitalia dei debiti per Tfr, per arretrati e ratei di retribuzione anche differiti, ivi compresi gli oneri e i costi accessori, maturati sino alla data di trasferimento dei rapporti di lavoro subordinato (il tutto compresi anche quelli maturati successivamente al deposito del ricorso ex art.161, sesto comma, legge fallim.)”.
“Quindi a Self Italia, in condizione pre-fallimentare e non in grado di soddisfare nessun credito, subentra un’azienda sana che s’impegna a pagare anche i crediti pregressi dei lavoratori.
Oltretutto lo stesso accordo prevedeva che, in caso che l’operazione non fosse andata a buon fine, i lavoratori sarebbero tornati alle dipendenze di Self Italia e la liberatoria non avrebbe avuto più nessun valore!” aggiunge la Uiltucs.
“Riceviamo ora la comunicazione che il Tribunale ha disposto che si proceda con Bricomax “alla stipula del contratto di affitto con impegno all’acquisto del Ramo di Azienda e del Magazzino entro il 31.3.2018”. Rispetto a tutto questo già aveva stonato il comunicato della Filcams nazionale che aveva rifiutato di sottoscrivere l’accordo contestando “…la firma, da parte dei lavoratori, di verbali di conciliazione nei quali gli stessi rinuncino a rivalersi su Selfitalia, in merito al rapporto di lavoro e alle spettanze in sospeso (13ª, 14ª, ferie, permessi, TFR), ante 03/11/2017, deroga che negherebbe il diritto solidaristico che fa capo all’art.2112. La Filcams – conclude Vargiu – ha trovato inaccettabile che l’azienda Bricomax per adempiere alle procedure di affitto, in base all’art.47 L.428/90, chieda tale rinuncia ai lavoratori. Pertanto abbiamo deciso, in solitudine, di non firmare e Vi comunichiamo di fare le assemblee con le altre organizzazioni sindacali in modo da spiegare il perché di tale decisione”. Detto che sarebbe stato difficile spiegare cose che non stanno scritte da nessuna parte (e quindi non esistono), abbiamo poi letto –in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera edizione locale di Torino nei giorni scorsi- una dichiarazione di un funzionario della Filcams di Torino, secondo il quale ai lavoratori di Self Italia sarebbe stato imposto di rinunciare ai salari arretrati. Un sottotitolo rincara la dose affermando “il personale dovrà rinunciare a 13ª, 14ª e a tutti gli stipendi arretrati”. Non è affatto così. Confermiamo che questa dichiarazione è non vera e non mostra neppure quel minimo di professionalità, da parte dell’autore della dichiarazione, che dovrebbe indurre prima a leggere i documenti che si vogliono criticare e poi a rilasciare dichiarazioni”.