Carrefour, CIA: negoziato resta difficile
Dopo mesi di confronto, l’incolmabile distanza registrata nel merito del negoziato e la disdetta del Contratto Integrativo Aziendale, comunicata da Carrefour nello scorso novembre, i sindacati rilevano il perdurare di una impostazione aziendale oltremodo penalizzante per le lavoratrici e i lavoratori dell’impresa.
Alla luce della ripetitiva proposta aziendale, dello scorso 27 gennaio, di addivenire a un accordo “sospensivo” degli istituti contrattuali di maggior impatto salariale, quali il salario fisso aziendale e i trattamenti migliorativi del CCNL inerenti il lavoro domenicale e festivo, la UILTuCS non può che ribadire tutte le perplessità a seguire tale impostazione.
La platea di riferimento, a oggi identificata dall’impresa e riguardante oltre 140 punti vendita, di cui 31 Ipermercati, mette in evidenza la portata di una impostazione, che potrebbe dilatarsi nel numero dei punti vendita e consolidarsi nella modalità contrattuale, ben oltre la vigenza dell’eventuale accordo.
Una impostazione sperimentata in modo circostanziato nella vigenza del CIA sottoscritto nel marzo 2013 e superata, a far data dallo scorso 1 gennaio, dall’integrale riapplicazione degli istituti interessati, rischia di diventare “strutturale”.
Ciò affermando una modalità sospensiva degli istituti che incidono sul salario aziendale, attraverso la declinazione di automatismi e indicatori di completo controllo dell’impresa (EBIT) e/o condizionabili da fattori esterni, quali il mercato, la concorrenza e le politiche aziendali, che nulla hanno a che fare con la reale possibilità delle lavoratrici e dei lavoratori e delle Organizzazione Sindacali di incidere sugli eventi.
La UILTuCS ha contribuito a ricercare una soluzione condivisa, che, avanzata sul piano dalla “sospensione temporanea e parziale” di uno o più istituti contrattuali e sull’opportunità di realizzare un accordo di breve durata, si è arenata sulla impossibilità di far apprezzare una misura di contenimento del costo del lavoro da realizzarsi in “modo solidaristico”.
L’intento era e rimane chiaro: distribuire in modo più equo e individualmente meno oneroso “il peso” del rinnovo in attesa di valutare nel secondo semestre del 2016 il contesto più generale. Non sfugge altresì, che a rendere ulteriormente poco credibile l’impostazione aziendale è la dichiarata impossibilità, di assicurare stabilità al perimetro aziendale e quindi all’occupazione esistente.