Decreto “dignità”: slogan o mistificazione?
Mercoledì 1 agosto 2018 saremo davanti a Montecitorio per chiedere conto al Governo della decisione annunciata di re-introdurre il voucher.
Se ne è discusso molto nei mesi scorsi (spesso in maniera impropria), poi il Governo Gentiloni aveva abolito questo strumento.
Il Governo attuale, subito dopo il suo insediamento, ha annunciato un provvedimento d’urgenza per intervenire in favore della “dignità” del lavoro (anche se nel decreto sono contenute norme che non c’entrano nulla) e in queste ore se ne sta decidendo la conversione in legge.
Si può disquisire se quanto ipotizzato sui contratti a tempo determinato risponda efficacemente al problema della precarietà e dell’abuso di questa tipologia contrattuale.
Ciò che invece è assolutamente certo è che la re-introduzione del voucher va nella direzione opposta a quella sbandierata dal Governo: quale dignità per un modo di remunerare il lavoro che lo equipara all’acquisto di un bene di consumo: il voucher come il buono per la mensa, come il buono per acquistare i libri o il regalo per il compleanno?
Quale dignità per una persona nell’essere alla mercé della chiamata occasionale per lavorare qualche ora o qualche giorno?
Ma ciò che più colpisce è che si voglia consentire l’utilizzo del voucher nel turismo. Abbiamo già vissuto questa esperienza nel recente passato e i dati sono lì a testimoniare l’enorme abuso operato da datori di lavoro pronti a speculare sul salario e sui diritti dei lavoratori.
Milioni di ore lavorate sono state remunerate così, riducendo drasticamente il numero dei contratti a tempo determinato per stagionalità. Nessuna flessibilità particolare, solo uno strumento più conveniente per quelle imprese ed una perdita ulteriore per quei lavoratori che operavano già con un contratto a termine (quindi, con tutti i diritti previsti dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro).
Ispettorato del Lavoro, Inps e tutti coloro cui è attribuita la funzione di vigilanza non sono nemmeno riusciti a frenare questa enorme irregolarità.
Se nessuno ha potuto negare quell’evidenza, riprodurla oggi – persino peggiorandola con la previsione di possibilità di utilizzo nelle imprese fino a 10 dipendenti – significa assumere un atteggiamento in spregio evidente dei lavoratori e delle lavoratrici.
Si adotta questo provvedimento in piena stagione estiva, offrendo un regalo alle aziende del Turismo: un autentico paradosso, se si pensa che nei rinnovi dei contratti nazionali (per i pubblici esercizi è giunto qualche giorno fa) sono state concordate nuove soluzioni di flessibilità sull’orario di lavoro proprio per rispondere alle esigenze delle imprese.
Ma ogni nuova flessibilità va adeguatamente remunerata e regolata, altrimenti diventa un rapporto di lavoro in cui una parte dispone e l’altra subisce: la UILTuCS ha chiaro il concetto di dignità, forse questo Governo ha le idee confuse.