Rinascente, è scontro sul recesso dell’accordo integrativo
Si è tenuto a Milano, lo scorso 17 ottobre, l’incontro con la direzione di Rinascente Spa, programmato a seguito della disdetta dell’Accordo integrativo aziendale effettuata dall’impresa in data 16 luglio 2019.
L’azienda ha sostanzialmente ribadito quanto rappresentato nella lettera di recesso.
In particolare ha giustificato tale iniziativa dicendo che, a seguito del decreto dignità, sono venuti a determinarsi vincoli che ritiene di “non potersi permettere”, in particolare per quanto riguarda il ricorso ai contratti a termine.
A ciò si aggiunge il fatto – ha dichiarato Rinascente – che “l’Accordo integrativo aziendale rende indisponibili il lavoro a chiamata (articolo 19) e le clausole elastiche per i nuovi assunti (articolo 20)”.
In tale quadro, la disdetta ha lo scopo di consentire il ricorso al contratto intermittente e alle clausole elastiche per i nuovi assunti.
L’azienda ha confermato inoltre di “non sentirsi più legata all’applicazione dell’Aia a partire dall’1 novembre prossimo” (come riportato nella lettera di recesso).
I dati che Rinascente ci ha presentato fotografano peraltro un andamento economico decisamente positivo, con un incremento importante del fatturato e dell’Ebitda (redditività) sullo stesso periodo del 2018, andando oltre le stesse previsioni di budget.
Gli effetti del contratto integrativo aziendale determinano un onere economico di circa 3 milioni di euro annui.
L’azienda ha dichiarato di “non voler riportare a casa quel costo” e che sarebbe disponibile anche a rivedere qualcosa del premio variabile perché possa pagare meglio.
Le segreterie nazionali hanno da parte loro confermato i contenuti della lettera unitaria del 23 luglio 2019 inviata all’impresa a seguito della comunicazione di recesso dell’Accordo integrativo aziendale, ovvero:
- contestazione dei contenuti e degli effetti della comunicazione aziendale;
- affermazione del diritto del personale e delle organizzazioni sindacali al mantenimento delle condizioni normative ed economiche derivanti dall’Accordo Integrativo aziendale in essere sino a che le stesse siano eventualmente sostituite da accordi collettivi di modifica, come previsto dall’articolo 26 (decorrenza e durata) del sopracitato accordo.
I sindacati hanno affermato che sotto il profilo politico la comunicazione di recesso costituisce un grave atto di ostilità del tessuto delle relazioni sindacali e delle prerogative delle organizzazioni sindacali; le motivazioni avanzate dall’impresa ci sembrano vie più incomprensibili alla luce del fatto che i “lamentati” vincoli del decreto dignità sono norma legislativa che riguarda tutte le imprese commerciali e che l’andamento economico dell’azienda è decisamente positivo.
Nel ribadire come illegittimo ed irricevibile il proposito comunicatoci da Rinascente di non sentirsi più legata all’Aia dal 1° novembre prossimo, Filcams, Fisascat e UILTuCS hanno ricordato all’azienda come le organizzazioni sindacali non si siano mai sottratte al confronto di merito su uno o più temi.
Nel caso di specie però un qualsiasi confronto, ad oggi inficiato dalla comunicazione di recesso, non può partire se non a fronte della revoca del recesso medesimo da parte dell’impresa.
A questo punto abbiamo aggiornato l’incontro al prossimo 29 ottobre, sempre a Milano, a partire dalle 11:30.